25 Gennaio 2016

Un abito da film

“Il matrimonio è come la sceneggiatura di un film e l’abito va scelto come un costume di scena”
(Giuliana Parabiago, direttrice di Vogue Sposa Italia)

doposommario

La nostra idea di Abito da Sposa. Il Laboratorio artigianale del lusso.
Una consulenza a tutto tondo, dalla testa ai piedi. Su ciò che si vede e non si vede. Su ciò che non appare ma c’è. Per creare dalla stoffa al taglio il tuo abito. Sul tuo aspetto, sul tuo corpo, suoi tuoi lineamenti ma anche sui tuoi occhi, i tuoi capelli, il tuo sorriso. Per creare su di te, il tuo abito per il tuo personaggio. Parola di costumista.

Da dove inizia Enrica*?

Guardandoti in viso e toccando il tuo corpo con lo sguardo. Ti sfoglia come un libro e la sua attenzione cade su alcuni particolari, i tuoi particolari.

Poi ti fa camminare avanti e indietro, leggendoti negli occhi, ascoltando quando parli di te, di cosa vorresti, a cosa pensi e quali desideri ti corrono dentro.

Poi ti osserva guardando oltre le tue parole, con il suo sorriso gentile, fresco e luminoso, mettendoti a tuo agio. Il vestito che indossi, le scarpe, la borsa e quali accessori. Ti fa alcune foto, ti dice di metterti di fronte, di camminare, poi ti riprende da dietro e di profilo. Nelle sue foto anche i capelli e i piedi dentro le scarpe.

Lei si fa subito un’idea: come sei e cosa ti dona. Ma vi rivedrete dopo circa 10 /15 giorni.

Enrica inizia a immaginare, a studiare, a pensarti, a scolpirti. E dopo aver scoperto chi sei, inizierà a creare su quella scultura il tuo abito, quello dove puoi accomodarti meglio e sentirti a tuo agio. Quello che magari non ti sei immaginata sfogliando le riviste di moda. L’Abito creato da Enrica, quell’Abito bianco e non un altro, sarà il tuo abito da sposa, quello che ti appartiene.

E quando lo proverai ti “sentirai” finalmente. Come sei, cosa pensi, come e cosa senti. Sarai la sposa che sei veramente, non una posticcia finzione.

Ma non solo. Saprai cosa indossare anche sotto l’abito. Enrica ti accompagnerà nella ricerca della lingerie che ti vestirà la pelle. Il parrucchiere saprà con quale acconciatura accompagnare l’abito, le scarpe troveranno il loro posto, come anche il bouquet. Tutto sarà disegnato da Enrica in un bozzetto di armonie. Sarte esperte ed artigiane del lusso lo realizzeranno. E tu sarai pronta per andare in scena, interprete del vero lusso, inteso non come ostentazione ma essenza di bellezza pura ed autenticità.

Questa è la nostra promessa. Nata dal comune amore per la bellezza esclusiva di Yes wedding planner ed Enrica Biscossi.

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L’Abito da Sposa racconta
Due secoli di seduzione al femminile in punta di tulle.
Una rappresentazione della bellezza. Un viaggio dentro le emozioni di stoffa e le armonie sartoriali del passato. Uno sguardo nel tempo e nelle storie dell’abito femminile. L’Abito bianco, l’Abito da Sposa.
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Il nostro viaggio nella storia dell’abito sposa ha inizio con il 1800.

L’Ottocento
L’800 è un secolo che sarà attraversato, nel campo della moda, da tre grandi cambiamenti: si passerà infatti dalle leggerezze spumose dello stile Impero, alla ricchezza ed alle ampiezze del romanticismo di metà 800, per arrivare, a fine secolo, alla sinuosità della tipica forma ad “S” in cui sarà “costretto” il corpo femminile.

L’800 ha inizio con una moda ispirata all’abbigliamento di epoca romana: lo stile Impero, appunto. Velluti e broccati, gabbie e panier di sostegno – tipiche del secolo precedente, il ‘700 – lasciano il posto a tessuti leggeri – come il cotone e le mussole – che fluttuano lievi nell’aria ad ogni passo.
L’abito femminile è lungo fino alle caviglie, stretto sotto il seno da una cintura o da una sciarpa e scende a terra con una linea morbida e drappeggiata. Le scollature sono ampie e quadrate, le braccia sono nude mentre le spalle sono racchiuse in una corta manica a palloncino. Prevalgono le tinte pastello ed il bianco che conferisce alle donne l’aspetto marmoreo delle antiche statue classiche.
L’abito da sposa segue lo stile dell’epoca e sarà di colori diversi dal bianco, prevalentemente scuri, caratteristica identificativa di tutto il secolo, con qualche regale eccezione.

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Con la metà dell’800, tramontato lo stile Impero, le cinture, prima sotto il seno, si abbassano toccando il punto vita da cui partono ampie gonne sostenute da crinoline impreziosite da pizzi. Balze, ruches e plissè arricchiscono gli abiti delle signore del tempo.
L’abito da sposa come abito bianco non era assolutamente diffuso in questa epoca. Molte di voi, infatti, potrebbero rimanere deluse e sorprese nell’apprendere che durante tutto l’800 era prassi abituale, per la classe media, scegliere l’abito da sposa fra diversi colori: il blu, il rosa, il verde, il marrone ed anche il nero. I motivi erano di natura squisitamente pratica ed economica: l’abito poteva essere in questo modo riutilizzato in altre occasioni importanti e in più – dettaglio non trascurabile per l’epoca – la tonalità scura aveva il vantaggio di “tenere lo sporco”, evitando la necessità di ricorrere alla tintoria i cui alti costi potevano essere sostenuti solo dalle classi più abbienti.
L’unica “regale” eccezione di questo periodo, si deve alla Regina Vittoria: bianco è il suo abito di nozze – un’autentica sorpresa – quando sposa nel 1840 il cugino Alberto di Sassonia. Novità molto gradita alle signore dell’alta società che di lì a poco, sia in Europa che in America, cominceranno ad indossare abiti da sposa color avorio o bianco.
Il merito in questo senso della Regina Vittoria è stato infatti non solo di diffondere la moda dell’abito da sposa bianco – inizialmente ad uso esclusivo delle classi agiate della società – ma di popolarizzare un’idea romantica dell’abito da sposa: bianco, completo di velo e fiori d’arancio in cui la sposa diventerà simbolo di purezza ed ingenuità.
Sarà verso la fine dell’800, dunque, che l’abito nuziale inizierà a vivere di vita propria assumendo una sua identità stilistica legata all’unicità delle nozze: è di questo periodo la prima apparizione dei figurini che illustrano la “moda sposa”. Il bianco comincia a diventare – ma solo per i ricchi – il colore dell’abito nuziale. Le acconciature “romantiche” sono semplici: una corona di fiori ferma sulla nuca un velo di tulle leggerissimo.

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Il Novecento
Il 900 segnerà una rivoluzione nella moda femminile e in quella dell’abito da sposa. Due guerre mondiali, la contestazione giovanile e l’emancipazione della donna segneranno questo secolo come un secolo di cambiamenti epocali. Naturalmente anche la moda ne sarà lo specchio e l’interprete.

Il novecento si apre con l’epoca della “Belle Epoque”. Paul Poiret sarà lo stilista del momento. La moda segue gli sfarzosi ritmi dei balli e dei pranzi di gala. La donna indossa abiti che rendono omaggio alla sua femminilità. Abbandonate le ampiezze e le crinoline dell’ottocento, le fogge e gli ornamenti si semplificano, nasce la tipica postura a forma di “S”: seno in avanti e bacino infuori. La gonna si allunga a strascico, la scollatura è ricca di merletti. I capelli rimangono raccolti. Di giorno i colori sono tenui, di sera, rigorosamente in nero.
Tessuti e forme del vestito da sposa sono gli stessi dell’abito da sera.
Comincia a prendere piede il colore chiaro ed avorio.
Per confezionare un abito da sposa sono necessari almeno 10 metri di stoffa.
In questi anni, fino alla prima guerra mondiale, l’abito di nozze e la metratura di stoffa necessaria per la sua fattura rappresenteranno la condizione sociale della sposa: maggiore la quantità e la particolarità dei materiali, più ricca la famiglia di provenienza. Al contrario per le classi più povere.
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Gli anni ’20
Con la fine della prima guerra mondiale ha inizio quello che sarà intitolato il “decennio della perdizione”, dal 1920 ai primi anni ’30. In questi anni il mondo della moda femminile è attraversato da una vera e propria rivoluzione. Le linee si semplificano e si ammorbidiscono: via il busto steccato – non ancora sostituito dal reggiseno – al bando imbottiture, fronzoli e drappeggi.
Gli abiti delle signore sembrano prendere spunto da quelli delle bambine. La silhouette si verticalizza, il petto si appiattisce, la vita si abbassa sui fianchi, gli orli si accorciano vistosamente lasciando scoperte le gambe che svettano su deliziose scarpe con il cinturino: un’intramontabile “invenzione” di Mary Jane. Le ispirazioni per la moda dell’epoca vengono da Parigi. Motore del cambiamento sarà Chanel, colei che ufficialmente introdurrà l’abito da sposa corto, al ginocchio, e bianco.
Ma le novità sono a tutto tondo. I tessuti si arricchiscono di ricami, frange di perle o piume e anche le acconciature, come le gonne, diventano più corte: spopolano il taglio alla garçonne e il cappellino a cloche.
E la Sposa? Tenendo sempre come punto di riferimento Parigi, a ben guardare le immagini dell’epoca, la sposa degli anni 20 non si discosta molto dalle sue damigelle, a parte il bouquet molto più ricco ed ornato. L’abito è bianco, corto sul davanti e con un lungo strascico. La testa è ornata da un copricapo – anche questo a cloche – oppure da un velo lunghissimo di tulle di seta o di pizzo, con un taglio geometrico che riecheggia le atmosfere dell’antico Egitto.
Se fino alla prima guerra mondiale non bastavano 10 metri di stoffa per un abito da sposa, a partire dagli anni ’20 sarà sufficiente qualche metro.

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Gli anni ’30
Gli anni trenta si aprono con un altro cambiamento: lo sbieco di Madeleine Vionnet che ridarà onore al seno e ai fianchi e grande sensualità al corpo femminile. Gli eccessi dell’epoca precedente sono definitivamente alle spalle. La donna torna sinuosa. Le gonne si allungano, sono strette e fascianti: nasce lo stile a “sirena”. Per indossare questi nuovi abiti, tagliati di sbieco per creare un effetto di leggerezza e voluttuosità, sarà necessario l’uso della guaina. L’abito da sposa è bianco. Il velo, più corto rispetto agli anni ’20, è tenuto sul capo da diademi e perle intrecciate.
Nel 1934, per il suo matrimonio con il Duca di Kent, sarà la principessa Marina di Grecia a lanciare il nuovo look: il suo abito è a guaina di lamé bianco e argento, con lunghe maniche aderenti, e strascico fino a terra. In testa una tiara di diamanti con un velo di tulle lungo oltre tre metri.
L’abito da sposa è tornato ad essere di nuovo un abito da sera, o quasi.

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Gli anni ’40
Ma un nuovo incubo è di lì a venire. Gli anni ’40 segnano l’inizio in Europa della Seconda Guerra Mondiale. E mentre in America nasce il grande cinema di Hollywood che avrà nella “diva” la sua nuova icona – di cui la moda cercherà di carpire segreti e curiosità attraverso i film – nel vecchio continente le donne, abbandonati i fornelli domestici, sono chiamate a rimpiazzare i propri uomini impegnati al fronte. Le ritroviamo così vestite nuovamente da postine, da tranviere o da automobiliste, o che indossano la “divisa”, da partigiane o da ausiliarie. Anche la moda è più austera ed essenziale. Gli abiti si semplificano nel disegno, i tessuti sono più resistenti e il tailleur diventa la mise simbolo dell’epoca. La moda Sposa si adegua al nuovo corso. Il matrimonio tradizionale è un sogno lontano al quale molte rinunceranno. Alcune spose si arrangeranno a confezionare semplici abiti bianchi o dai colori pastello, economizzando al massimo sull’utilizzo dei tessuti; altre il vestito lo noleggeranno o se lo faranno prestare in famiglia.

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Gli anni ’50
La guerra è definitivamente alle spalle. La voglia di rinascere dopo gli anni bui del secondo conflitto mondiale pervade di ottimismo un’intera generazione. Nella moda Christian Dior lancia il New Look, per innovare, stupire, scandalizzare.
Le linee severe del decennio precedente lasciano il posto ad un’immagine femminile dalla silhouette più morbida e seducente: il seno è alto, messo in risalto dallo stringivita (versione moderna del vecchio busto), la vita sottile, le gonne sono ampie, arricchite da vaporose sottogonne, la scollatura, generosa, lascia intravedere le spalle.
La Sposa torna ad essere romantica, con bustini stretti, gonne ricche – realizzate anche con mussola di lino, marquisette e sangallo – che lasciano scoperte le caviglie su tacchi a spillo.
Il matrimonio simbolo di quegli anni – siamo nel 1956 – è quello dell’attrice Grace Kelly con il Principe Ranieri di Monaco. Disegnato dalla costumista della MGM Helen Rose, le “metrature” dell’abito da sposa, fra raso di seta, taffetas, tulle e velo antico di pizzo sono da capogiro: 23 metri di taffetà di seta e di gros de longre di seta per la gonna a palloncino e 90 metri di tulle per il velo ed il sottogonna. Si narra che siano state 35 le sarte impegnate per 6 settimane nella sua realizzazione!
Torna la prosperità e l’abbondanza delle stoffe. Il matrimonio continua ad essere un evento privato all’insegna della tradizione, ma ancora per poco.

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Gli anni ’60
Gli anni del boom economico e demografico – i favolosi anni ’60 – segnano nella moda il ritorno della linearità e della semplicità anche per l’abito da sposa che prediligerà i tagli geometrici alle vaporosità ed alle rotondità degli anni ’50.
Nel 1968, l’avvento del femminismo e la rivoluzione sessuale cambieranno radicalmente il concetto di matrimonio: la donna è in corsa per l’emancipazione e l’affermazione di sé, in privato come nel lavoro, più libera di mostrare e di gestire il proprio stile.
Gonne corte, calze a rete e tacchi alti, pantaloni a zampa d’elefante o palazzo.
La minigonna – lanciata nel ‘68 da Mary Quant – dominerà tutta la moda degli anni ’70.
L’abito da sposa non ha più uno stile preciso, tutto è permesso. Il bianco non sarà l’unico colore del giorno del “Sì”, perché si tingerà di altre sfumature, come l’avorio e il panna. Gli orli si accorceranno notevolmente ed il cappello diventerà un’alternativa al più classico velo. Si sperimentano nuovi tessuti, lucidi e stretch, presi in prestito anche dalla “moda giorno”, arricchiti da ricami colorati e pailettes.

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Scorrono gli anni e le mode, si susseguono gli ’80, meglio noti come gli anni dell’edonismo reaganiano, i ’90, dell’individualismo e della ricerca di sé, fino ad oggi: la moda sposa è finalmente libera di “essere”, quello che desidera e sente di più la donna che dovrà interpretarla, indossando lo stile che meglio la rappresenta.
Dalle esagerazioni degli anni ’80 – maniche a sbuffo, il maxi abito di Lady D e i dettagli decisamente abbondanti, con tanti fiocchi e ricami – all’avvento delle linee minimal e pulite degli anni ’90.
Negli ultimi decenni tante sperimentazioni, ma anche una gran voglia di vintage. Il passato che ritorna di moda.

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